CREO DUNQUE SONO

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lunedì 15 novembre 2010

J come...

Abecedaire de Camille, Reflets de Soie, 2010
... Jawlensky

Ritratto di Alexander Sakharoff, 1909

Il pittore espressionista Alexej von Jawlensky nacque da una famiglia aristocratica russa, originaria della Germania, i cui membri maschili erano, da lunga tradizione, avviati alla carriera militare. Così fu anche per il giovane Alexej, su spinta del padre colonnello: si congederà definitivamente dall'esercito (rivestì la carica di capitano delle Guardie Imperiali di San Pietroburgo) per seguire la passione per la pittura soltanto nel 1896, a 32 anni. 
L'Accademia di San Pietroburgo, dove cominciò a frequentare i corsi di pittura già dal 1889, lo lasciò insoddisfatto. Un nuovo modo di vivere l'arte si stava sviluppando in Germania e soprattutto a Monaco, città dove, tra il 1890 e l'inizio del secolo, arrivarono da ogni parte d'Europa e dalla Russia in particolare, giovani artisti che desideravano dedicarsi totalmente alla carriera artistica. Jawlensky vi giunse nel 1896 con la pittrice russa Marianna von Werefkin, artista già affermata con cui condividerà una profonda esperienza umana ed artistica per molto tempo, e con Helene Nesnakomoff, aiutante della Werefkin, che sposerà molti anni più tardi e che gli darà un figlio, Andreas, nel 1902. Tra gli altri artisti presenti in questi anni, a Monaco, troviamo anche Kandinsky, Kubin e Klee. Libero di dedicarsi pienamente alla pittura, Jawlensky impiegherà gli anni successivi per frequenti viaggi in tutta Europa, soprattutto in Francia, dove rimarrà profondamente colpito dalla scoperta dell'arte post-impressionista di Van Gogh, Cezanne e Matisse in primo luogo. Su questi modelli anche la sua pittura troverà così un proprio linguaggio, orientandosi verso le modalità espressioniste: colori forti, puri, con audaci accostamenti, dalla forte connotazione psichica, stesi in larghe superfici unitarie racchiuse all'interno di spesse linee scure che, da semplici contorni, diventano così segni fortemente emotivi, in grado di delineare l'espressione di forze interiori. Le forme diventavano sempre più stilizzate, sempre meno descrittive. La sua è una ricerca dell' essenzialità, della sintesi tra l'espressione della spiritualità e l'esteriorità del mondo reale.
Luci ed ombre, 1909
Gli anni dal 1908 al 1911 sono caratterizzati da fruttuosi ed intensi scambi d'idee, incontri e discussioni con altri artisti dell'ambiente di Monaco. Nel 1909 sarà tra i fondatori della ''Nuova Associazione degli Artisti", con il connazionale Kandinsky e la sua compagna tedesca Gabriele Münter, dimostrando di essere tra gli artisti più attivi presenti in città. Il nuovo gruppo porterà alla creazione del movimento del 'Cavaliere Azzurro', di cui però, Jawlensky non farà mai parte espressamente, nonostante la sua influenza sui membri del gruppo, soprattutto sul più giovane Franz Marc. Con Kandinsky, la Münter e la Werefkin trascorrerà le estati del 1908 e 1909 a Murnau, un piccolo villaggio a sud di Monaco, discutendo di arte e sperimentando la pittura all'aria aperta. Sono anni di intenso e gratificante lavoro. Lui stesso riconoscerà, più tardi, che in questo periodo dipinse i suoi paesaggi migliori, usando colori non naturalistici o materiali, ma forti ed ardenti quali il rosso, il giallo cadmio, il blu, l'arancio, enfatizzati da decise linee di contorno in blu di Prussia che, come disse, 'scaturivano, possenti, da un'estasi interiore'. Non è la realtà descrittiva ad interessarlo, quindi, ma l'espressione di un'energia interiore che si comunicava attraverso il messaggio psichico dei rapporti tra i colori, i contrasti tra questi e le forme e le linee scure che li bloccano ed esaltano.
Dopo un anno di crisi interiore e di difficoltà economiche, in cui sulle sue tele compaiono tinte più cupe e scure, nella primavera del 1914 Jawlensky si reca per due settimane a Bordighera per un ciclo di cure termali. Qui egli eseguirà alcune opere che ci mostrano, rispetto ad esempi precedenti di pochi anni, i mutamenti avvenuti nella sua pittura a contatto con un ambiente e una luce così nuova per la sua sensibilità. Bordighera fu visitata da Monet nel 1884, che rese celebre la luminosità ed il mare di questo angolo di Riviera tra gli artisti della nuova pittura europea; nel caso di Jawlensky il contatto con la luce mediterranea sembra arrivare a 'trasformarne' la pittura.
Citta d'Oriente, 1914
Nelle tele di Jawlensky ispirate al paesaggio ligure, infatti, i colori sono stesi con maggiore leggerezza rispetto alle opere precedenti, che erano caratterizzate da un colore più pastoso. Procedendo per velature leggere che lasciano intravvedere il bianco della tela sottostante, la luminosità dei colori, più chiari del solito, viene ulteriormente esaltata. Il verde delle palme, i colori chiari delle case, le tipologie mediterranee degli edifici, la luminosità del cielo trasfigurano il panorama ligure in scenari esotici evocati dalla sensibilità dell'artista: il campanile della chiesa di Bordighera alta nella tela intitolata appunto Città d'oriente fa pensare ad un minareto orientale.
L'opera pittorica di Jawlensky a Bordighera riflette un periodo di grande felicità creativa. Le forme concorrono ad esprimere una maggiore liricità e leggerezza, liberandosi della pesante linea scura di contorno che si trasforma, a volte, in leggeri segni azzurri, che si intravvedono morbidamente sotto i colori. Sono poche le notizie che possediamo sul breve soggiorno ligure dell'artista, di cui sono rimaste solo alcune fotografie originali, esposte in mostra, conservate nell'Archivio Jawlensky di Locarno, e la testimonianza indiretta dei familiari che confermano la serenità dell'artista in quella felice vacanza. 
Meditation The Prayer, 1922
Il ritorno a Monaco sarà traumatico: allo scoppio della prima guerra mondiale, come tutti i cittadini russi residenti in Germania, sarà costretto a lasciare il paese in sole 48 ore e si rifugerà in un piccolo appartamento in Svizzera, a Saint-Pex, sul lago di Lemano, in ristrettezze economiche, con la moglie Helene, il figlio e la von Werefkin, con la quale continua il forte sodalizio artistico ed umano. Il forte impatto emotivo dovuto a questo evento traumatico lo condurrà ad una sempre più intensa spiritualità e meditazione interiore, che si rifletteranno anche nelle sue opere. Dimenticati i colori squillanti del periodo ligure, i quadri datati nello stesso anno, 1914, ed eseguiti 'nell'esilio' svizzero, sono caratterizzati da un colore denso e trattenuto, da un' incombente cupezza, da una tavolozza scura ed opaca. In mostra si potrà vedere l'evidente differenza: difficilmente le opere svizzere possono essere paragonati a quelli di solo qualche mese prima eseguiti a Bordighera. Sono gli anni in cui inizia a dipingere uno stesso soggetto in serie, cominciando dalle 'Variazioni su un tema paesaggistico', prendendo spunto da ciò che si vedeva da una finestra di Saint-Prex, finestra che, egli ci dice, era l'unico spazio veramente 'suo' nel minuscolo appartamentino. Questa maniera ossessiva, ripetuta, di rappresentare un unico soggetto in serie, lo accompagnerà per tutta la vita. Dopo il paesaggio si dedicherà ad un altro soggetto, le celebri Teste, prima volti femminili, sempre più scomposti nei loro elementi costitutivi fino a somigliare a composizioni astratte di linee e colori, poi viste come ripetizione del Volto del Cristo, e quindi spunto di riflessione e meditazione interiore. Jawlensky diventerà così il precursore della pittura seriale, eseguita soprattutto dopo la seconda guerra mondiale dagli artisti americani. Jawlensky rimarrà in Svizzera, a Zurigo, anche dopo la fine della guerra. Tornerà in Germania solo nel 1921: le sue opere saranno esposte in varie città tedesche e, assieme a quelle di Kandisky, Klee e Lyonel Feininger, gli autori con i quali darà vita, nel 1924, al gruppo dei Quattro Blu, le sue tele saranno portate in America. Dal '33 anche le sue opere saranno definite 'arte degenerata' dal regime nazonalsocialista, contribuendo a rafforzare il suo isolamento e il suo stato di meditazione interiore. Dal 1937 non sarà più in grado di dipingere perchè paralizzato a causa di una forma acuta d'artrite che lo colpisce nel 1926. Morirà a Wiesbaden nel 1941.

3 commenti:

  1. troppo bella la lettera, ma anche la lezioncina è stata piacedvole leggerla e imparare qualcosa di questo pittore che non conoscevo...grazie elena...sei sempre unica tu!
    bacione
    Rosy

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