CREO DUNQUE SONO

occupo questo angolo del web per parlare di ciò che amo e di quel che creo con le mie mani, del frutto della mia (tanta) fantasia e della mia (poca) esperienza... e magari ogni tanto anche di qualcos'altro...
benvenuti, sperando vi piaccia ciò che troverete qui...

lunedì 22 novembre 2010

Pensando a te...

.. ho sentito più che mai vive e vere queste parole

"Ci sono momenti in cui vorremmo aiutare chi amiamo, tuttavia non possiamo fare nulla: le circostanze non ci permettono di avvicinarci, oppure la persona si dimostra refrattaria a qualsiasi gesto di solidarietà e di sostegno.
Allora, non ci resta che l'amore. Nei momenti in cui tutto risulta inutile, possiamo ancora amare, senza aspettarci ricompense, cambiamenti, ringraziamenti. Se siamo in grado di comportarci in questo modo, la forza dell'amore inizia a trasformare l'Universo intorno a noi. Quando compare, quell'energia riesce sempre a portare a compimento la propria opera. "Né il tempo né il potere della volontà cambiano l'uomo. È l'amore a trasformarlo," scrive Henry Drummond.
Su un giornale, ho letto di un bambino di Brasilia picchiato brutalmente dai genitori. Riportò gravi conseguenze: la paralisi di alcune parti del corpo e la perdita della parola.
Ricoverato in ospedale, fu accudito da un'infermiera che ogni giorno gli ripeteva: "Io ti amo." Benché i medici affermavano che il bambino non potesse sentirla e che i suoi sforzi erano inutili, la donna seguitò a ripetergli: "Io ti amo, non dimenticarlo."
Tre settimane più tardi, il bambino recuperò le facoltà motorie. E un mese dopo, riprese a parlare e a sorridere. L'infermiera non rilasciò nessuna intervista, e il giornale non riportava il suo nome, tuttavia la traccia del suo impegno resterà per sempre: l'amore guarisce.
Si, l'amore trasforma e guarisce. Ma, a volte, architetta trappole mortali e finisce per annientare chi ha deciso di concedersi totalmente. È un sentimento davvero complesso, anche se può rappresentare l'unica ragione per continuare a vivere, a lottare, a cercare di migliorarsi. Sarebbe irresponsabile cercare di definirlo perché, come tutto ciò che alberga negli esseri umani, si riesce solo a provarlo. Si scrivono libri, vengono allestite opere teatrali, si producono film, si compongono poesie, si realizzano sculture in legno o in marmo, eppure l'artista riesce a trasmettere soltanto l'idea di un sentimento – non il sentimento nella sua pienezza. Comunque, io ho imparato che l'amore è insito nelle piccole cose e si manifesta anche nel nostro atteggiamento più insignificante: ecco perché dobbiamo sempre averlo in mente, quando agiamo o quando evitiamo di agire.
Sollevare la cornetta del telefono e pronunciare quella parola affettuosa che abbiamo taciuto. Aprire la porta e fare entrare chi ha bisogno del nostro aiuto. Accettare un lavoro. Lasciare un impiego. Prendere la decisione che avevano finora rimandato. Chiedere scusa per un errore che abbiamo commesso e che ci tormenta. Rivendicare un diritto. Aprire un conto dal fioraio, un negozio assai
più importante della gioielleria. Alzare il volume della musica quando la persona amata è lontana, abbassarlo quando è vicina. Saper dire di "si" e "no", giacché l'amore si confronta con tutte le energie dell'uomo. Scegliere uno sport che si possa praticare in due. Non seguire alcuna formula, neppure quelle scritte in questo paragrafo perché l'amore ha bisogno di creatività.
E quando nulla di tutto ciò è possibile, quando rimane soltanto la solitudine, ricordarsi di questa storia, inviatami da un lettore. Una rosa bramava giorno e notte la compagnia delle api, ma nessuna andava a posarsi sui suoi petali. Nonostante ciò, il fiore continuò a sognare: nelle lunghe notti, immaginava un cielo dove volteggiavano miriadi di api, che si posavano a baciarlo teneramente.
Grazie a questo sogno, riusciva a resistere fino all'indomani, allorché tornava a schiudersi con la luce del sole.
Una notte, conoscendo la solitudine che la attanagliava, la luna domandò alla rosa: "Non sei stanca di aspettare?"
"Forse si. Ma devo continuare a lottare."
"Perché?"
"Perché se non mi schiudo, appassisco."
Nei momenti in cui la solitudine sembra annientare ogni bellezza, l'unica maniera di resistere è quella di mantenersi aperti."
 
"Sono come il fiume che scorre. Pensieri e riflessioni 1998-2005" Paulo Coelho
 
silenziosamente, sono qui...
 
 
 

Voglia di rinnovamento

Sì, ne ho tanta, tanta, tanta... soprattutto per ciò che riguarda la casa... Ma al momento è ancora tutto statico, e chissà quando si sbloccherà il progetto.. Così mi accontento di rinnovare i "complementi di arredo" in attesa di ben altri lavori...
Avevo questo cuscino, frutto dell'unione di due vecchi ricami, risalenti ai tempi dei miei primi esperimenti a crocette



ero stufa di vederli con tutto quel bianco intorno e di dover fare fronte-retro ogni volta che volevo vedere un ricamo piuttosto che l'altro... Così ho disfatto, tagliato, assemblato, cucito e bordato, e da uno ora mi ritrovo due cuscini!

purtroppo lavorandoci mi sono resa conto che la tela dei nasturzi si è irrimediabilmente macchiata in qualche lavaggio malaccorto... Ho tirato via parte delle macchie tagliandole ma non so se riuscirò mai a far tornare bianco il resto del fondo.. Sicuramente, macchie a parte, ora i ricami fanno tutto un altro effetto rispetto all'anonimo "nulla" che avevano intorno prima... O no?

Questo è il risultato di una domenica pomeriggio piovosa e noiosa... ma ho reso ulteriormente proficua la giornata ultimando la prima tappa del SAL Gentle Strenght


la tela Graziano che ho scelto è molto bella da ricamare, ma risulta un pò "trasparente" come fondo, e non fa un bell'effetto lasciare le zone completamente bianche non ricamate, come invece suggerisce lo schema... Per amalgamare e far spiccare meglio tutto ho optato per un mezzo punto sul bianco totale, l'effetto visivo è di gran lunga più soddisfacente.

Au revoir... ;-)

giovedì 18 novembre 2010

Facciamo finta che...


... è primavera?


 Un pò difficile, visto che fuori è grigio, umido, freddo... e diluvia... No, non riesco proprio a illudermi nonostante la carriola fiorita che ho finito di ricamare ieri sera... Ma spero vivamente che questo ricamo aiuti qualcun altro a sorridere. Faccio poca beneficenza perchè è difficile verificarne canali, obiettivi e risultati, ma quando il tramite è sicuro, mi butto a pesce.. 


Questo grembiule da giardinaggio partirà per un mercatino toscano domani... con un grande abbraccio ed un enorme augurio a chi beneficerà della sua vendita.

lunedì 15 novembre 2010

J come...

Abecedaire de Camille, Reflets de Soie, 2010
... Jawlensky

Ritratto di Alexander Sakharoff, 1909

Il pittore espressionista Alexej von Jawlensky nacque da una famiglia aristocratica russa, originaria della Germania, i cui membri maschili erano, da lunga tradizione, avviati alla carriera militare. Così fu anche per il giovane Alexej, su spinta del padre colonnello: si congederà definitivamente dall'esercito (rivestì la carica di capitano delle Guardie Imperiali di San Pietroburgo) per seguire la passione per la pittura soltanto nel 1896, a 32 anni. 
L'Accademia di San Pietroburgo, dove cominciò a frequentare i corsi di pittura già dal 1889, lo lasciò insoddisfatto. Un nuovo modo di vivere l'arte si stava sviluppando in Germania e soprattutto a Monaco, città dove, tra il 1890 e l'inizio del secolo, arrivarono da ogni parte d'Europa e dalla Russia in particolare, giovani artisti che desideravano dedicarsi totalmente alla carriera artistica. Jawlensky vi giunse nel 1896 con la pittrice russa Marianna von Werefkin, artista già affermata con cui condividerà una profonda esperienza umana ed artistica per molto tempo, e con Helene Nesnakomoff, aiutante della Werefkin, che sposerà molti anni più tardi e che gli darà un figlio, Andreas, nel 1902. Tra gli altri artisti presenti in questi anni, a Monaco, troviamo anche Kandinsky, Kubin e Klee. Libero di dedicarsi pienamente alla pittura, Jawlensky impiegherà gli anni successivi per frequenti viaggi in tutta Europa, soprattutto in Francia, dove rimarrà profondamente colpito dalla scoperta dell'arte post-impressionista di Van Gogh, Cezanne e Matisse in primo luogo. Su questi modelli anche la sua pittura troverà così un proprio linguaggio, orientandosi verso le modalità espressioniste: colori forti, puri, con audaci accostamenti, dalla forte connotazione psichica, stesi in larghe superfici unitarie racchiuse all'interno di spesse linee scure che, da semplici contorni, diventano così segni fortemente emotivi, in grado di delineare l'espressione di forze interiori. Le forme diventavano sempre più stilizzate, sempre meno descrittive. La sua è una ricerca dell' essenzialità, della sintesi tra l'espressione della spiritualità e l'esteriorità del mondo reale.
Luci ed ombre, 1909
Gli anni dal 1908 al 1911 sono caratterizzati da fruttuosi ed intensi scambi d'idee, incontri e discussioni con altri artisti dell'ambiente di Monaco. Nel 1909 sarà tra i fondatori della ''Nuova Associazione degli Artisti", con il connazionale Kandinsky e la sua compagna tedesca Gabriele Münter, dimostrando di essere tra gli artisti più attivi presenti in città. Il nuovo gruppo porterà alla creazione del movimento del 'Cavaliere Azzurro', di cui però, Jawlensky non farà mai parte espressamente, nonostante la sua influenza sui membri del gruppo, soprattutto sul più giovane Franz Marc. Con Kandinsky, la Münter e la Werefkin trascorrerà le estati del 1908 e 1909 a Murnau, un piccolo villaggio a sud di Monaco, discutendo di arte e sperimentando la pittura all'aria aperta. Sono anni di intenso e gratificante lavoro. Lui stesso riconoscerà, più tardi, che in questo periodo dipinse i suoi paesaggi migliori, usando colori non naturalistici o materiali, ma forti ed ardenti quali il rosso, il giallo cadmio, il blu, l'arancio, enfatizzati da decise linee di contorno in blu di Prussia che, come disse, 'scaturivano, possenti, da un'estasi interiore'. Non è la realtà descrittiva ad interessarlo, quindi, ma l'espressione di un'energia interiore che si comunicava attraverso il messaggio psichico dei rapporti tra i colori, i contrasti tra questi e le forme e le linee scure che li bloccano ed esaltano.
Dopo un anno di crisi interiore e di difficoltà economiche, in cui sulle sue tele compaiono tinte più cupe e scure, nella primavera del 1914 Jawlensky si reca per due settimane a Bordighera per un ciclo di cure termali. Qui egli eseguirà alcune opere che ci mostrano, rispetto ad esempi precedenti di pochi anni, i mutamenti avvenuti nella sua pittura a contatto con un ambiente e una luce così nuova per la sua sensibilità. Bordighera fu visitata da Monet nel 1884, che rese celebre la luminosità ed il mare di questo angolo di Riviera tra gli artisti della nuova pittura europea; nel caso di Jawlensky il contatto con la luce mediterranea sembra arrivare a 'trasformarne' la pittura.
Citta d'Oriente, 1914
Nelle tele di Jawlensky ispirate al paesaggio ligure, infatti, i colori sono stesi con maggiore leggerezza rispetto alle opere precedenti, che erano caratterizzate da un colore più pastoso. Procedendo per velature leggere che lasciano intravvedere il bianco della tela sottostante, la luminosità dei colori, più chiari del solito, viene ulteriormente esaltata. Il verde delle palme, i colori chiari delle case, le tipologie mediterranee degli edifici, la luminosità del cielo trasfigurano il panorama ligure in scenari esotici evocati dalla sensibilità dell'artista: il campanile della chiesa di Bordighera alta nella tela intitolata appunto Città d'oriente fa pensare ad un minareto orientale.
L'opera pittorica di Jawlensky a Bordighera riflette un periodo di grande felicità creativa. Le forme concorrono ad esprimere una maggiore liricità e leggerezza, liberandosi della pesante linea scura di contorno che si trasforma, a volte, in leggeri segni azzurri, che si intravvedono morbidamente sotto i colori. Sono poche le notizie che possediamo sul breve soggiorno ligure dell'artista, di cui sono rimaste solo alcune fotografie originali, esposte in mostra, conservate nell'Archivio Jawlensky di Locarno, e la testimonianza indiretta dei familiari che confermano la serenità dell'artista in quella felice vacanza. 
Meditation The Prayer, 1922
Il ritorno a Monaco sarà traumatico: allo scoppio della prima guerra mondiale, come tutti i cittadini russi residenti in Germania, sarà costretto a lasciare il paese in sole 48 ore e si rifugerà in un piccolo appartamento in Svizzera, a Saint-Pex, sul lago di Lemano, in ristrettezze economiche, con la moglie Helene, il figlio e la von Werefkin, con la quale continua il forte sodalizio artistico ed umano. Il forte impatto emotivo dovuto a questo evento traumatico lo condurrà ad una sempre più intensa spiritualità e meditazione interiore, che si rifletteranno anche nelle sue opere. Dimenticati i colori squillanti del periodo ligure, i quadri datati nello stesso anno, 1914, ed eseguiti 'nell'esilio' svizzero, sono caratterizzati da un colore denso e trattenuto, da un' incombente cupezza, da una tavolozza scura ed opaca. In mostra si potrà vedere l'evidente differenza: difficilmente le opere svizzere possono essere paragonati a quelli di solo qualche mese prima eseguiti a Bordighera. Sono gli anni in cui inizia a dipingere uno stesso soggetto in serie, cominciando dalle 'Variazioni su un tema paesaggistico', prendendo spunto da ciò che si vedeva da una finestra di Saint-Prex, finestra che, egli ci dice, era l'unico spazio veramente 'suo' nel minuscolo appartamentino. Questa maniera ossessiva, ripetuta, di rappresentare un unico soggetto in serie, lo accompagnerà per tutta la vita. Dopo il paesaggio si dedicherà ad un altro soggetto, le celebri Teste, prima volti femminili, sempre più scomposti nei loro elementi costitutivi fino a somigliare a composizioni astratte di linee e colori, poi viste come ripetizione del Volto del Cristo, e quindi spunto di riflessione e meditazione interiore. Jawlensky diventerà così il precursore della pittura seriale, eseguita soprattutto dopo la seconda guerra mondiale dagli artisti americani. Jawlensky rimarrà in Svizzera, a Zurigo, anche dopo la fine della guerra. Tornerà in Germania solo nel 1921: le sue opere saranno esposte in varie città tedesche e, assieme a quelle di Kandisky, Klee e Lyonel Feininger, gli autori con i quali darà vita, nel 1924, al gruppo dei Quattro Blu, le sue tele saranno portate in America. Dal '33 anche le sue opere saranno definite 'arte degenerata' dal regime nazonalsocialista, contribuendo a rafforzare il suo isolamento e il suo stato di meditazione interiore. Dal 1937 non sarà più in grado di dipingere perchè paralizzato a causa di una forma acuta d'artrite che lo colpisce nel 1926. Morirà a Wiesbaden nel 1941.

lunedì 8 novembre 2010

Golosità...

Procede il mio "Passion Chocolat" con due nuovi dolcetti...


non è sempre facile capire che dolci si ricamano... Andando a spanne ho stabilito d'ufficio per questi abbinamenti












Praline al cioccolato e pistacchi

Ingredienti

130 g cioccolato bianco, 130 g cioccolato fondente, 70 g pistacchi spellati, 30 g mandorle spellate, 1 albume, 100 g zucchero semolato


Preparazione
Prendete le mandorle e i pistacchi e tritateli molto finemente poi mescolateli tra loro e aggiungete un cucchiaio di zucchero.
Sbattete l'albume con lo zucchero rimasto fino ad ottenere un composto spumoso poi incorporatelo al trito di frutta secca. Amalgamate il tutto poi formate delle palline tutte uguali, ponetele su un piatto o vassoio e lasciatele asciugare per dodici ore.
In un pentolino fate sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente e tuffate metà delle palline. Poi sciogliete il cioccolato bianco sempre a bagnomaria in un altro pentolino e tuffatevi l'altra metà delle palline.
Quando avrete finito mettetele tutte ad asciugare su una griglia. Una volta che saranno belle asciutte tuffatele nuovamente nel cioccolato riscaldato di nuovo.
Lasciate asciugare ancora sulla griglia dopodichè decorate a piacere le palline utilizzando il cioccolato bianco e fondente fusi. Otterrete delle bellissime praline decorate che i vostri ospiti apprezzeranno molto. Il lavoro è lungo, ma l'effetto è assicurato!
Se preferite ottenere un effetto lucido per i vostri cioccolatini potete utilizzare del cioccolato temperato, ma è un passaggio un pò più lungo di questo e comporta più lavoro. Inoltre potete dare anche forme diverse alle praline usando degli stampi tondi, quadrati o addirittura a piramide.

(da Torte al cioccolato.com)












Pastine di mandorle al cioccolato

Ingredienti

140 g di mandorle,150 g di cioccolato grattugiato, 100 g di zucchero, 4 uova, zucchero a velo vanigliato

Preparazione

Scottare le mandorle in acqua bollente, pelarle e passarle al tritamandorle. Sbattere in una terrina i tuorli con lo zucchero. Aggiungere il cioccolato, le mandorle tritate e le chiare montate a neve. Mettere il composto in una tortiera imburrata e infornare, per circa 20', a calore moderato. A cottura ultimata tagliare la torta in tanti piccoli rombi. Metterli nelle apposite scodelline di carta e spolverizzarli di zucchero a velo vanigliato.

Dolce risveglio a tutti...

sabato 6 novembre 2010

Mon jardin d'automne

L'unica cosa che amo dell'autunno sono i suoi colori...







































e tra le foglie sbuca... l'albero più alto del "Bosco di Bengtsson"...


chissà se questo ricamo vedrà la fine prima della prima neve...

mercoledì 3 novembre 2010

Quesito da blogger impedita

Ma c'è modo di farmi arrivare le notifiche dei vostri commenti via mail? Ho cercato dappertutto ma non ho trovato spiegazioni al riguardo... mi spiace perdermene qualcuno per strada...

Illuminatemi, please!


martedì 2 novembre 2010

Qualche istantanea...

il mio primo lino tinto a mano col caffè
la prima letterina per il mio casier










la tappa dell'RR d'autore per
Serena










la mia collezione di forbici aggiornata

e a proposito di forbici, il bellissimo (e azzeccatissimo) libro regalatomi dalla mia pupilla Marta
grazie cara!!!! Baciottoni...

Gli arcani misteri

si svelano, e...












BUUUUU!!!!!!


ecco la spaventevole sciccheria che ho ricevuto da Laura...le foto davvero non rendono la finezza e l'effetto dell'insieme... è stata originale e bravissima come al solito, non potevo essere più fortunata!!! Poi le coccole accessorie
grazie, grazie, grazie!!! E' la prima volta che Halloween.. mi piace!!!! :-D:-D
Ora passo a ciò che ho fatto io: la mia abbinata (e ne sono molto felice) era Rosanna; questo il pacchetto che le ho mandato
celati nella scura stoffa c'erano strega, zucche e gatto nero come nella migliore tradizionemi ha colpito subito questo schema di Sandra Sullivan perchè era in tema ma allo stesso tempo lo trovo "sempreverde" per una crocettina un pò strega (o una strega crocettina), così ho scelto un lino tinto a mano, l'ho ricamato e ho confezionato un quadretto...
ho voluto aggiungerci un citrullino zuccoso perchè mi sembrava troppo ad hoc per non farlo, anche se per la prima volta e quindi non esente da pecche
spero comunque che a Rosanna sia piaciuto... in più ho aggiunto stoffine e accessori che a noi ricamine servono sempre... e non potevo far mancare le caramelle!
Esperienza piacevolissima e gratificante, sia da fare che da ricevere.. Grazie ragazze!!!
Per vedere i lavori realizzati dalle altre partecipanti, basta che cliccate nella colonna di destra, icona "Solo Swap".. ne vale la pena!!!!
;-)